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Come la Blockchain sta trasformando imprese e istituzioni

L'Avvocato Laura Cappello, direttore scientifico della Business School "The Blockchain Management School" spiega come la Blockchain sta trasformando imprese e istituzioni.




Autore: Laura Cappello


La blockchain è diventata una parola comune e come tale viene, purtroppo, comunemente usata senza realmente conoscerne il significato e le profonde ragioni della sua nascita e della sua esistenza.

Voglio parlarvi di filosofia e non di informatica e neppure di diritto.


Dietro la parola Blockchain c’è innanzitutto un concetto filosofico, uno stile di vita, un modo per tornare alla pace tra di noi con la prospettiva reale di eliminare qualsiasi barriera fisica che abbiamo innalzato allontanandoci sempre di più l’un l’altro.

La filosofia studia l’interazione della mente umana tra il fisico ed il metafisico, la blockchain può essere spiegata come la naturale trasformazione dell’umanità nel mondo digitale.


Le differenze che oggi portano a scontri tra persone, istituzioni, popoli, e pensieri sono solo un castello di carte, che continuiamo a costruire, e che si regge in bilico grazie all’enorme sforzo della odierna società. La storia ci insegna che l’uomo necessita di connessioni l’uno con l’altro, di scambio e di interazione, eppure continuiamo ad avere porte che sono chiuse e si aprono soltanto quando siamo quasi sicuri, e sottolineo quasi, che possiamo aprirle.


La filosofia della blockchain è quello di stabilire il concetto di Trust o fiducia quale cardine portante delle nostre interazioni e, nel momento in cui la fiducia nell’altro non è più l’ostacolo, non è il muro che divide due persone, possiamo finalmente e liberamente cambiare atteggiamento nella relazione l’un l’altro.


Le istituzioni a cui noi oggi diamo mandato per certificare questa fiducia sono arrivate ad un punto in cui non possono più garantire la veridicità se non con strumenti coercitivi e costosi, spesso a posteriori, con risultati esigui e non adeguati alla velocità dell’informatica.


Siamo quindi davvero sicuri di aver compreso cosa sia la blockchain e quale sia la filosofia alla base di questa tecnologia?

Sappiamo che nella Blockchain tutte le operazioni che vengono via via eseguite (crittografate e marcate temporalmente con un token, cioè un identificatore univoco nella piattaforma), sono in sequenza lineare, ordinate cronologicamente e perciò non alterabili e vengono diffuse su tutti i computer che ospitano la piattaforma.


Anche le modifiche entrano nella linearità della piattaforma, cioè seguono come in un registro cartaceo, lo stesso meccanismo delle nuove operazioni. Non esiste, cioè, una modifica o una cancellazione, ma esiste una nuova operazione che aggiorna una operazione preesistente.


Questo significa che la blockchain è una tecnologia software che finalmente definisce, in maniera certa, concreta e standardizzata, l’incontro tra la società fisica e quella informatica.

La blockchain garantisce intrinsecamente la veridicità e la correttezza dei dati e delle informazioni. Cioè, in definitiva, garantisce la stessa cosa che tentiamo da sempre di ottenere con delle statuizioni normative! Pensiamo, ad esempio, al caso di una transazione, dove la norma serve a garantire che gli accordi siano corretti, veritieri, trasparenti.


Quindi, quello che occorre ora è stabilire le norme per regolamentare l’accesso alla blockchain, e in una seconda fase (quando cioè le persone fisiche, le imprese, le istituzioni saranno tutte in blockchain) ci troveremo a concepire un diritto completamente nuovo (basti pensare che nella blockchain non esiste e non è rilevante il concetto di territorialità o di confine).


Abbiamo la necessità della blockchain come unico sistema, informatico e quindi digitale, dove trasportare (a partire da un anno zero) tutte le nostre attività quotidiane (che hanno rilevanza giuridica, economica e di scambio). Conseguentemente, queste attività continueranno direttamente in digitale senza più la necessità delle procedure attuali.


Il legislatore (e quindi le istituzioni) devono garantire che il passaggio dal fisico al digitale avvenga per il bene comune e nel Trust, deve cioè garantire che, in questo passaggio, i dati di input dei blocchi siano essi stessi veritieri e corretti. Infatti, solo garantendo la veridicità del dato sin dalla sua origine, si può pensare di costruire un’infrastruttura basata sulla fiducia.


E’ questo quello di cui ora ci dobbiamo occupare. Quindi, tornando a come le imprese e le istituzioni beneficeranno dalla blockchain, è sufficiente pensare che l’incontro delle due categorie sarà finalmente sullo stesso piano con pari diritti ed opportunità, senza più barriere né centralizzazione di potere.


Dobbiamo anche rivalutare che l’informatizzazione e conseguentemente la digitalizzazione del mondo fisico, non è un ostacolo alla libertà o una violazione della privacy, bensì, e tramite la blockchain, una opportunità impensabile che apre porte che, ad oggi, sono delle barriere fisiche e che di fatto, nel mondo reale, sono state già aperte da internet e dai social.


Un’opportunità che, fino ad oggi, non è mai stata presa in considerazione dai governi e dalle istituzioni per la mancanza di una certificazione globale.

Auspico che istituzioni, imprese e privati possano intraprendere lo stesso cammino e che tramite la Blockchain si possa arrivare finalmente, come naturale conseguenza, alla nascita e all’ordinamento della Nuova Società.









Se ti è piaciuto l'articolo ricorda che l'Avvocato Laura Cappello è pure docente del Master marchiato "The Blockchain Management School", la prima scuola di formazione manageriale in Italia dedicata esclusivamente alla Blockchain.


Per saperne di più dai un'occhiata alla presentazione del Master o alle altre offerte formative.

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